Con la partecipazione della più celebre coppia di Hollywood in veste di mascotte.

lunedì 9 febbraio 2015

Premio speciale della giuria

Un nuovo racconto pseudo-horror tutto per voi! Si intitola Premio speciale della giuria, ed è ambientato nel mondo dei premi letterari horror! Spero proprio che vi piaccia, e se è così fatemelo sapere: mi consolerò per non esser riuscito a salire sul podio del Premio Polidori quest'anno! Complimenti ai vincitori! Spero che a loro vada meglio che al protagonista di questo racconto!


PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA
di Gianluca Gemelli

– Scusi, sa dov’è la Sala Arancione?
– La Sala Rossa?
– No, la Sala Arancione.
– Non starà cercando quella gialla?
– Ma no, qui c’è scritto: “Sala Arancione”! Serata finale del premio Horror Project. È un premio letterario. Io sono uno dei finalisti!
– Complimenti, allora. Ma è sicuro che sia la Sala Arancione?
– Guardi lei stesso! Sa-la-A-ran-cio-ne! C’è scritto così! Solo che io non la trovo!
– Strano, però. Sala Arancione… Sala Arancione… Non lo so dov’è!
– Come, non lo sa? Ma… Mi scusi, ma se non lo sa lei, che è qui per dare le informazioni…
– E che le devo dire? A me non risulta nessuna sala Arancione. Anche sulla mappa non c’è mica. Vede?
– Che non c’è sulla mappa lo vedo da me, se no non venivo a chiederlo a lei. E secondo lei, io, adesso, che dovrei fare?
– Guardi, provi di là: in fondo a quel corridoio. Lì, che io sappia, ci sono le sale Rossa, Verde, Blu, Gialla, Viola… Dato che lì ci sono tutti gli altri colori, magari ci trova anche quello che cerca lei. Oppure ci trova qualcuno che sa dov’è questa benedetta Sala Arancione. E poi… E poi in fondo in fondo, se non sbaglio, ci sono delle scalette che vanno giù: una volta c’era qualcosa lì, una sala, credo, molti anni fa… Ma a me non risulta che l’abbiano riaperta. Forse è proprio quella, invece. Chi lo sa?
– Grazie, – mormorò Eugenio a denti stretti.
Il piano Terra del Palazzo dei Congressi era tutto un susseguirsi di stand ricoperti di libri. Gli editori esponevano il loro catalogo e i visitatori si accalcavano: sfogliavano, sfogliavano, sfogliavano… Qualcuno comprava anche qualche libro, ogni tanto. Altri visitatori facevano capolino nelle varie sale, dove si svolgevano a getto continuo conferenze, presentazioni di libri, laboratori per bambini… Chi entrava, chi usciva, chi sostava in mezzo al corridoio con gli occhiali da passeggio sollevati per leggere il programma e impedire il passaggio agli altri…
Sala Blu, Sala Rossa… Quella dev’essere la Sala Gialla. Sala Viola, Sala Verde… Niente. Ovviamente non è neanche qui. Che mi abbiano preso in giro? Non è mica il primo Aprile. Diamo un’occhiata là in fondo.
In fondo all’ultimo corridoio, dietro una colonna, c’era un piccolo ingresso ad arco, da cui si intravedevano delle scale che scendevano. Non c’era nessuno, a parte un energumeno che sostava accanto alla porta: una specie di Hell’s Angel alto due metri e largo come un armadio, ricoperto di pelle nera e di borchie dalla testa ai piedi. Sul muro alle sue spalle era affisso un manifesto che sembrava familiare. Eugenio si fece coraggio e si avvicinò.
– Ehm… Mi scusi…
– Cerca la Sala Arancione? – tuonò l’omone.
– Sì! – sorrise Eugenio, stupito e beato.
– È per l’Horror Project? – fece ancora l’Hell’s Angel, indicando il manifesto alle sue spalle.
– Sì! Sì!
– Faccia vedere.
– Ah, bisogna mostrare l’invito? Ecco guardi: sono finalista.
– Complimenti. Può scendere. Prego.
– Grazie mille. Arrivederci!
Perbacco, possibile che qui facciano tutte queste storie per entrare? Non è un evento con ingresso libero come tutti gli altri? Boh! Certo che ci hanno dato una sala sfigata come poche! A parte il fatto che non è segnata sulla mappa, e sul programma del Book Festival non risulta niente di niente, queste scale non finiscono mai!
In effetti la scala si era avvitata su sé stessa sempre più strettamente, e ora Eugenio stava scendendo gli scalini di pietra di una scala a chiocciola. L’illuminazione elettrica si era fatta sempre più sporadica, e ora la luce era fornita da…
Non è possibile! Candelabri! Candelabri sul muro!
Eugenio sorrideva. Era esterrefatto, ma anche compiaciuto. Quelli della Black Press dovevano averla scelta deliberatamente quella location, e si erano impegnati a rendere l’atmosfera compatibile con il tema del concorso, che era dedicato ai racconti horror. Forse anche l’introvabile Sala Arancio, nelle cantine o quello che erano, faceva parte della messinscena. Divertente!
Chissà cos’hanno preparato nella sala Arancio. Perché queste maledette scale a chiocciola a lume di candela dovranno finire, prima o poi, e alla fine ci starà questa maledetta Sala Arancio, o no? Chissà se l’hanno addobbata in tema “castello dell’orrore” o che altro. Perché a questo punto uno si può aspettare di tutto. 
Ma quel che si aprì ai suoi occhi nella vasta sala sotterranea, preannunciato da una cacofonia di musica, voci e versi animaleschi, era al di là di ogni aspettativa.
– Accidenti! Non mi ero reso conto che quelli della Black Press avessero tutti questi soldi! Ma guarda qui che roba! È incredibile!
Alla luce delle candele, che erano disseminate ovunque, e del fuoco acceso in un enorme camino, vide un lungo e rustico tavolo di legno, e davanti ad esso alcune file di sedili, anch’essi di legno. Ma la cosa più strana è che vi erano una trentina di persone, e tutte indossavano costumi assurdi.
– Porca miseria! È vero: pochi giorni fa era Halloween… Però nessuno mi aveva avvertito che bisognava venire mascherati!
Un paio di uomini-lupo chiacchieravano in una lingua fatta di ringhi e guaiti, sorseggiando sangria in bicchieri di plastica. Un mini gruppo musicale, formato da una specie di Befana al tamburello, uno zombie mezzo putrefatto al flauto e un pallidissimo e magrissimo vampiro in marsina alla chitarra, suonava un’allegra e sgangherata musica d’altri tempi. Una coppia formata da un’elegante dama settecentesca e dal relativo cavaliere in stile Casanova, entrambi ricoperti di ragnatele, danzavano al suono dell’orribile orchestrina. Oltre ai numerosi lupi mannari c’erano anche alcuni uomini-rettile, un uomo-pesce, una donna-ragno… Insomma, mostri ovunque.
– Che figura! Possibile che sono l’unico che non è venuto in maschera? Però, che figata qui!
Un uomo in divisa napoleonica, con un largo squarcio sotto la gola e la camicia rossa di sangue, sistemava dei fogli sul tavolo e discuteva con voce gorgogliante con una donna dal viso bellissimo, ma solo per metà: l’altra metà era una poltiglia sanguinolenta.
– Salve! Sono Eugenio Barletta, uno dei finalisti!
I due si zittirono e lo squadrarono.
– Ehm, lo so: sono venuto senza maschera. Ma nessuno mi aveva…
Il napoleonico allontanò la donna dalla mezza faccia con un gesto, poi si rivolse a Eugenio:
– Barletta? L’uomo venuto dalla Città Senza Nome?
– Sì! È il mio racconto! Ma lei lo ha letto?
– Beh, sì, certamente. Li ho letti tutti: sono il presidente della giuria!
–  Fabio Piermarini? Lei è Fabio Piermarini?
– In persona! – gorgogliò quello.
– I miei complimenti a lei e a tutto lo staff della Black Press! Non mi sarei mai aspettato di trovare una messinscena così sofisticata! È davvero bellissimo qui!
– Lei trova? Anzi, quest’anno abbiamo un tono un po’ dimesso. Non c’è nessun ospite dalla Romania. Quando ci sono loro sì che ci si diverte un casino.
– Ah, sì? – sorrise Eugenio, senza capire del tutto. Piermarini annuì, poi continuò:
– Ma, se tutto va bene, credo che ci rifaremo al momento della cena sociale!
– Ah, si mangia pure?
– E me lo chiede? È per quello che ci ritroviamo qui ogni anno!
– Ah, sì? Però non è che fate molta pubblicità! Trovare questo posto è stata un’impresa!
– Non abbiamo bisogno di pubblicità. Noi tanto ogni anno siamo tutti qui. E ogni tanto qualcuno si aggiunge, come lei oggi, per esempio.
– Ma da quanto tempo esiste il premio? Sul bando non è…
– Il premio letterario è alla sua dodicesima edizione. Ma la nostra riunione tradizionale ha più di seicento anni. Naturalmente il nome e il pretesto sono cambiati nel tempo.
Eugenio ridacchiò, poco convinto. Che Piermarini andasse avanti ad oltranza con questa carnevalata gli sembrava una scemata, ma doveva stare al gioco. A furia di pubblicare libri e riviste horror questi qui sono un po’ usciti di testa, evidentemente, pensò.
– Si diverta, Barletta, beva, mangi… C’è la sangria, ci sono gli antipasti, sono buoni. Veramente li ho comprati congelati, ma devo dire che sono ottimi!
– Grazie, grazie, – fece Eugenio, guardando con una punta di disgusto il piattone traboccante di rustici sul tavolo accanto. – Però le vorrei chiedere una cosa… Non so se posso…
– Dica pure!
– Lei che ha letto il mio racconto… Cosa ne pensa?
– Bello, molto bello. Divertente e abbastanza originale.
– E… crede che io abbia delle possibilità?
– Di vincere il premio? Veramente questo non potrei ancora dirglielo… Ma chi se ne importa? Tanto lo sanno tutti: il premio quest’anno è appannaggio di Bretzovic.
– Andrea Bretzovic? L’autore di Cronache dall’Inferno? Ha partecipato anche lui?
– Certo. Ha scritto un racconto bellissimo: Fuga dalla morte, o qualcosa di simile. Grande narrativa. Non abbiamo avuto dubbi. Guardi: è proprio qui. Eccolo, è lui.
Piermarini indicò un uomo-lupo lì vicino, che si riempiva il bicchiere di sangria col mestolo. Eugenio lo guardò dubbioso. Non aveva preventivato di dover competere con un autore noto come Bretzovic. Ancor meno era preparato a vederlo di persona, perfettamente mascherato da lupo, come se avesse dovuto recitare in un film dell’orrore, e tutto intento a lappare sangria.
– Ma, se vuol saperlo, credo che invece lei sia in ottima posizione per quanto riguarda il Premio Speciale della Giuria.
– Davvero? Il Premio Speciale della Giuria?
– Sì. È un premio speciale, destinato agli autori-rivelazione. E non può essere attribuito che una sola volta: chi lo vince una volta non può vincerlo di nuovo.
– Non l’avevo letta questa cosa, sul bando.
– Proprio per questo è un premio speciale, no? E comunque, anche se non è previsto dal bando, in effetti noi lo assegniamo ogni anno. È una tradizione. Anzi, direi che la proclamazione del vincitore del Premio Speciale della Giuria è momento clou della serata: quello che tutti attendono con impazienza.
– Davvero?
– Sì. E comunque lo vedrà lei stesso. Adesso beva, mangi, Barletta. Si diverta!
Eugenio salutò con un cenno, schivò i rustici e si avvicinò all’enorme boccia di sangria. In effetti era molto buona. Dopo due o tre bicchieri gli girava un po’ la testa ma era molto più allegro e rilassato.
– Signori, un momento di silenzio! – fece a un certo punto Fabio Piermarini. Mentre parlava ad alta voce il gorgoglio che accompagnava le sue parole era associato a una serie di schizzi di sangue che sprizzavano dalla gola aperta.
Che schifo! Pensò Eugenio. Ma come diavolo fa a fare quel trucco?
– È il momento di proclamare il vincitore di questa edizione del Premio Horror Project! I giurati sono stati pressoché unanimi: il premio di quest’anno va…
– And the winner is… – ringhiò sottovoce un uomo-lupo accanto a Eugenio.
– Ad Andrea Bretzovic! – completò Piermarini.
Eugenio applaudì con gli altri mentre l’uomo-lupo Bretzovic veniva premiato per mano della ragazza bella-a-metà: una targa d’ottone, una decina di libri horror assortiti e un abbonamento alla rivista Death Zone.
– E ora, signori, so che siete tutti affamati e ansiosi di mettervi a tavola per il banchetto sociale. Quindi non perdiamo tempo e arriviamo al momento che tutti aspettavamo: la proclamazione del Premio Speciale della Giuria!
Un lungo applauso, e poi sulla sala calò il silenzio.
– Quest’anno il Premio Speciale della Giuria va a… Eugenio Barletta!
– Sì! – esultò Eugenio.
– Vieni qui, Eugenio! – disse Piermarini.
Eugenio, fra gli applausi, si avvicinò al tavolo della giuria.
– Grazie, grazie! E il premio? Cos’è?
Piermarini rise, sprizzando gocce di sangue:
– Ora lo vedrai!
L’uomo-pesce e uno degli uomini-lupo lo afferrarono per le braccia, immobilizzandolo.
– Ehi! Ma che fate?
– Prendete il girarrosto! – ordinò Piermarini.
Uno degli zombie andò all’enorme camino e tolse dai supporti un lungo palo di ferro con una manovella fissata all’estremità.
– Ecco il tuo premio! Il girarrosto di ferro!
– Graz… Boh! Ma perché non mi lasciate?
Eugenio sudava, vedendo quel ferro appuntito avvicinarsi. Lo scherzo stava durando troppo. Davvero troppo.
– Eh, eh… Molto spiritoso… Ma adesso lasciatemi, però!
Piermarini gli si avvicinò e gli spruzzò il viso di sangue gridandogli in faccia:
– Capito adesso, perché non è possibile attribuire questo premio due volte alla stessa persona?

5 commenti:

  1. ... e tu continui a partecipare a concorsi letterari horror senza avere paura di essere... il fortunato vincitore?!?

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  2. Forse in tutti gli autori c'è una masochistica voglia di vincere qualcosa

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  3. originale e ben scritto ...QK...

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